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Ager publicus.

Locuzione latina: terreno pubblico. Nell'antica Roma, l'espressione a.p. indicava i terreni di proprietà dello Stato romano, conquistati mediante occupazione bellica. Lo Stato sfruttava l'a.p. assegnandolo a privati con la clausola di pagare il vectigal, che rappresentava un canone annuale; concedendo ai pastori il diritto di sfruttarlo per il pascolo; assegnandolo a privati che lo coltivassero, divenendone possessori. L'a.p. con l'andare del tempo si concentrò nelle mani dei grandi proprietari appartenenti al patriziato. Per risolvere la questione furono emanate le leggi tribunizie Liciniae Sextiae del 367 a.C. e venne studiata da Tiberio e Caio Gracco una riforma, in base alla quale si limitava la superficie che poteva essere posseduta da un individuo.